WSIS 2022: come il digitale può salvare il pianeta.
Si è chiuso a Ginevra il 3 giugno la settimana degli incontri di alto livello del WSIS (World Summit of Information Society), con una serie di panel molto interessanti per i vari settori del digitale, dell’ICT e della governance di Internet.
In particolare il 31 maggio si è svolto il panel 468 1 sul cambiamento climatico e sulle diverse possibili soluzioni che l’innovazione tecnologica può apportare per risolvere o quantomeno alleviare il problema, moderato dall’italian Melika Righi.
Vi hanno preso parte – nel rispetto dello spirito multistakeholder che anima le iniziative del WSIS- rappresentanti di imprese, di governo, esponenti della società civile e delle agenzie delle Nazioni Unite che hanno apportato ciascuno le loro soluzioni. Fra i partecipanti per le imprese Intel ed Envision, per la società civile la ISOC foundation, per i governi quello del Sud Sudan insieme ai regolatori di Grecia, Colombia. Uganda e di St. Vincent e le grenadines, per la comunità tecnica la rappresentante dell’IEEE, l’organismo di standardizzazione delle società digitali, per le agenzie delle Nazioni Unite il rappresentante della FAO e il direttore di UNDRR, il settore delle Nazioni Unite che si occupano di riduzione dei disastri.
Il titolo stesso della sessione (Cambiamento climatico: come colmare il divario digitale) conteneva la tesi che gli interventi del panel intendevano sostenere, e cioè che anche per ciò che riguarda le conseguenze del cambiamento climatico, il divario digitale gioca un ruolo importante. E che quindi tanto più è alto in un paese o in una regione, il divario digitale, tanto maggiori saranno anche le conseguenze del cambiamento climatico.
Una tesi interessante cui ognuno dei partecipanti ha dato un pezzo di risposta 2. Particolarmente promettente il futuro disegnato da Maike Luiken dell’IEEE Canada, che ha sottolineato come l’uso di tecnologie digitali applicato alle infrastrutture abbia consentito significative riduzioni dei consumi di energia ed abbia aumentato la resilienza delle reti. Secondo l’associazione delle società di telefonia mobile GSMA, l’uso di questi nuovi standard che incorporano i principi del risparmio energetico, hanno già consentito di ridurre del 90% le emissioni di Co2 da parte delle società di telefonia mobile.
Naturalmente il dispiegamento di queste nuove soluzioni non è stato uniforme a livello globale, ma è partito dai paesi sviluppati, che quindi sono i primi beneficiari di queste soluzioni innovative adottate. Ancora più significativi –secondo la IEEE- i progressi conseguiti nell’installazione di sistemi di Allerta preventiva basati su tecnologie ICT e su protocolli IP che hanno consentito di aumentare sensibilmente la tempestività e l’accuratezza delle informazioni di prevenzione dei disastri e delle catastrofi provocate
dal cambiamento climatico.
Un’altra pista assai promettente evocata dall’ex VP di IEEE è stata infine quella del recupero dei materiali di scarto digitali. Una montagna di scarti composta da telefonini usati, stampati e PC obsoleti e cosi via, che sono a volte molto inquinanti, contengono metalli rari e qualche volta tossici e quindi necessitano di un particolare lavoro di recupero. Sono infatti in corso di definizione degli standard che prescrivono non solo come realizzare l’assemblaggio di questi prodotti, ma di integrare in esso anche il futuro disassemblaggio, in maniera da favorire al massimo il recupero ed il riciclo dei materiali, ed in particolare dei metalli rari in essi contenuti.
Per il Vicepresidente di Intel diverse sono le iniziative in corso che mirano a ridurre il digital divide e che –a cascata- possono anche migliorare la risposta dei paesi in via di sviluppo ai disastri ed al cambiamento climatico.
Intel ha avviato iniziative con 30 governi in via di sviluppo e 30000 istituzioni di tutto il mondo per favorire l’accesso alle tecnologie piu complesse anche a coloro che non hanno una preparazione tecnica. E sempre Intel, stavolta in partnership con le Nazioni Unite, è impegnata nello sforzo di favorire l’accesso alle formazioni in materie STEM (matematica e scienze) a 1 milione di ragazze da qui al 2030, includendo nella preparazione anche rudimenti di programmazione per Intelligenza Artificiale.
Infine, per quanto riguarda la propria sostenibilità in quanto corporation, Intel ha già convertito le sue fonti energetiche in rinnovabili all’80% ed è capace di riciclare e recuperare il 95% dei materiali ICT da lei prodotti.
Il rappresentante della FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare che ha sede proprio a Roma, Dejan Jakovljevic, (Director and Chief Information Officer, Digitalisation and Informatics Division) ha annunciato ai presenti che la FAO ha già messo in cantiere diversi progetti in tutto il mondo per promuovere l’agricoltura sostenibile e per renderla resiliente agli effetti del cambiamento climatico.
In particolare sviluppando ambiziosi progetti in materia di uso responsabile delle terre e digitalizzazione di alcuni servizi per l’agircoltura. La FAO ,inoltre, all’interno degli obiettivi SDG delle Nazioni Unite sta aiutando i paesi in via di sviluppo a redigere e poi ad implementare dei piani nazionali di adattamento al cambiamento climatico. Lo sforzo principale sarà d’ora in poi quello di generalizzare questi comportamenti virtuosi a tutti i paesi del mondo, anche a quelli che attualmente non se lo possono permettere.
Infine Ricardo Mena, direttore di UNDRR –il settore delle Nazioni Unite che si occupa di prevenzione dei disastri naturali- ha illustrato le conclusion della recentissima conferenza di Bali in Indonesia (23-27 maggio) in cui è stato fatto il punto sulla preparazione dei diversi paesi del mondo a prevenire e mitigare gli effetti delle catastrofi provocate dal cambiamento climatico. Mena ha annunciato che – come illustrato alla conferenza con evidenza di dati scientifici- le catastrofi naturali provocate dal cambiamento climatico siano destinate ad aumentare di frequenza e di intensità, allargandosi anche a regioni che ne erano immuni. Ha inoltre spiegato che fenomeni estremi possono verificarsi nelle stesse regioni perfino in momenti diversi dell’anno: passando da siccità estreme a inondazioni e pioggie torrenziali capaci di mettere a dura prova le infrastrutture e le reti idriche.
Ha quindi concluso ricordando che il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha fatto approvare all’Assemblea Generale delle Nazioni il piano che porterà in cinque anni (2022-2027) tutte le nazioni del mondo a dotarsi di sistemi on line di EWS (Early Warning systems), capaci di rilevare per tempo (ove possibile) e di allertare tutte le popolazioni interessat a fenomeni catastrofici estremi: dalle alluvioni agli tsunami, dagli incendi boschivi alle siccità. Un impegno particolarmente gravoso, visto che ad oggi solo 110 paesi nel mondo ne sono dotati (sui quasi 200 membri delle Nazioni Unite), e che perfino molti dei paesi che hanno sistemi di EWS, non li hanno ancora adeguati per essere “multihazards”, cioè capaci di avvertire, prevenire e dare indicazioni di sopravvivenza utili di fronte a tutti i tipi di catastrofi “naturali”.
Da Ginevra quindi molti stimoli per l’IGF Italia per orientare la ricerca e lo sviluppo tecnologico del paese, a fronte di un’enorme domanda che è in procinto di svilupparsi su scala globale.